Immaginate un caleidoscopio: da fuori sembra solo un tubo, con un forellino da una parte e un vetro opaco dall’altra. Nulla di che. Ma avvicinate l’occhio al forellino ed ecco un mondo intero, mutevole ad ogni più piccola scossa della vostra mano, costruito grazie a un equilibrio impossibile e a pochi pezzettini di vetro. Così sono le Polpette di Jacopo Masini: le leggete una volta e pensate di averle lette, ma basta una minima scossa ─ l’incontro con un amico, un sogno, un nuovo pensiero ─ ed ecco che l’equilibrio salta, la storia cambia, i pochi pezzettini si scompongono e si ricompongono e il mondo che vi si è schiuso da quel forellino è un altro. Scrivere, a volte, regala questa allegria: e, quando lo fa, leggere diventa l’altra faccia di quell’allegria.
Non ci sarebbe un granché da aggiungere, a questo punto, se non che qui potrete trovare queste storie nutrienti, umili e profondamente allegre: ma, a furia di leggere ─ qui, qui e qui ─ che sono una critica letteraria (anzi, in un caso un critico, in un altro addirittura Fiamma Folli: particolari inquietanti che avrebbero dovuto scongiurare la diabolicità insita nel perseverare. Invece) mi sono montata la testa. Eccomi dunque nuovamente a voi, miei impavidi lettori, per presentarvi un altro libro che ha avuto la ventura di incrociare la mia strada. Si tratta ancora di racconti, e di racconti brevi, brevissimi; genere al quale l’editoria da tempo dedica colpevolmente pochissima attenzione. Per fortuna una casa editrice – che è anche libreria e molto altro – ne ha dedicata a sufficienza da sfornare queste Polpette.
I racconti, si sa, sono tutto o niente, arrivano subito o mai. Un romanzo può avere una trama talmente perfetta da farti dimenticare che i personaggi che lo abitano non sono memorabili, o farti partire per terre sconosciute dove pure accade poco, ma che viaggio intanto… un racconto no: se non è perfetto ti lascia ─ mi lascia, giacché per quanto dicano io critica letteraria non sono ─ la sensazione di avere sprecato la tua ultima mezz’ora. Le Polpette di Jacopo Masini, al contrario, sono potenzialmente perfette: ciascuna dura 420 battute eppure contiene almeno un’intera avventura, almeno un personaggio memorabile, almeno una storia avvincente; e in molti casi ben di più. Le ho lette una prima volta, in ordine; poi le ho lette dalla fine all’inizio; ogni tanto ne rileggo una, o due, e sono ogni volta contenta.
Mi piacerebbe conoscerlo, quello che le ha scritte. Invece non lo conosco e il suo libro me lo son regalata coi miei soldini, e chissà che romanzo caleidomicroscopico avrebbe firmato solo per me sulla prima pagina. La buona notizia è che Jacopo continua a scrivere: qui ci sono le prime puntate del suo romanzo.
Alla faccia di chi dice che la cultura non si mangia io, che ho divorato l’antipasto, aspetto tutto il resto.