LIBRIC-À-BRAC / TRE

 

Immaginate un caleidoscopio: da fuori sembra solo un tubo, con un forellino da una parte e un vetro opaco dall’altra. Nulla di che. Ma avvicinate l’occhio al forellino ed ecco un mondo intero, mutevole ad ogni più piccola scossa della vostra mano, costruito grazie a un equilibrio impossibile e a pochi pezzettini di vetro. Così sono le Polpette di Jacopo Masini: le leggete una volta e pensate di averle lette, ma basta una minima scossa ─ l’incontro con un amico, un sogno, un nuovo pensiero ─ ed ecco che l’equilibrio salta, la storia cambia, i pochi pezzettini si scompongono e si ricompongono e il mondo che vi si è schiuso da quel forellino è un altro. Scrivere, a volte, regala questa allegria: e, quando lo fa, leggere diventa l’altra faccia di quell’allegria.

Non ci sarebbe un granché da aggiungere, a questo punto, se non che qui potrete trovare queste storie nutrienti, umili e profondamente allegre: ma, a furia di leggere ─ qui, qui e qui ─ che sono una critica letteraria (anzi, in un caso un critico, in un altro addirittura Fiamma Folli: particolari inquietanti che avrebbero dovuto scongiurare la diabolicità insita nel perseverare. Invece) mi sono montata la testa. Eccomi dunque nuovamente a voi, miei impavidi lettori, per presentarvi un altro libro che ha avuto la ventura di incrociare la mia strada. Si tratta ancora di racconti, e di racconti brevi, brevissimi; genere al quale l’editoria da tempo dedica colpevolmente pochissima attenzione. Per fortuna una casa editrice – che è anche libreria e molto altro – ne ha dedicata a sufficienza da sfornare queste Polpette.

I racconti, si sa, sono tutto o niente, arrivano subito o mai. Un romanzo può avere una trama talmente perfetta da farti dimenticare che i personaggi che lo abitano non sono memorabili, o farti partire per terre sconosciute dove pure accade poco, ma che viaggio intanto… un racconto no: se non è perfetto ti lascia ─ mi lascia, giacché per quanto dicano io critica letteraria non sono ─ la sensazione di avere sprecato la tua ultima mezz’ora. Le Polpette di Jacopo Masini, al contrario, sono potenzialmente perfette: ciascuna dura 420 battute eppure contiene almeno un’intera avventura, almeno un personaggio memorabile, almeno una storia avvincente; e in molti casi ben di più. Le ho lette una prima volta, in ordine; poi le ho lette dalla fine all’inizio; ogni tanto ne rileggo una, o due, e sono ogni volta contenta.

Mi piacerebbe conoscerlo, quello che le ha scritte. Invece non lo conosco e il suo libro me lo son regalata coi miei soldini, e chissà che romanzo caleidomicroscopico avrebbe firmato solo per me sulla prima pagina. La buona notizia è che Jacopo continua a scrivere: qui ci sono le prime puntate del suo romanzo.

Alla faccia di chi dice che la cultura non si mangia io, che ho divorato l’antipasto, aspetto tutto il resto.

Polpette, di Jacopo Masini, Epika Edizioni.

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In ogni caso nessun rimorso
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